Questo portfolio è stato originariamente pubblicato nel Jump Point 5.4.
Il Passato dell’Azienda
Nel 2535 l’Alto-Generale Volder era in visita presso le strutture di un produttore di piastre per scafi che, lasciando tutti di stucco, aveva recentemente firmato un contratto militare con l’UPE. L’ingegnere capo e CEO della compagnia Simone Visconti lo seguiva nervosamente, portando con sé tutti i dati di ricerca. Era pronta a rispondere a tutte le domande riguardanti le tecniche rivoluzionarie che permettevano di creare alcune tra le piastre più resistenti di tutto l’impero. Eppure, secondo quanto dice la leggenda, l’Alto-Generale Volder le pose solo una domanda: “Perché diavolo l’avete chiamata Basilisk?”
“Perché sono estremamente difficili da uccidere,” rispose Visconti. Prima che potesse iniziare ad elencare i (pochi) punti deboli della mitologica creatura, l’Alto-Generale Volder se ne andò, incurante dei dettagli. Gli studiosi di storia concordano nel dire che a Volder interessava soprattutto il quadro generale. Simone Visconti, d’altra parte, era ossessionata anche dal più piccolo dettaglio. Fu proprio questa incrollabile dedizione ai dettagli che diede vita alla reputazione di Basilisk, conosciuta per essere produttrice di armature di alta qualità, una descrizione che rispecchia ancora nonostante secondo alcuni la qualità dei prodotti dell’azienda nel corso degli anni è calata.
La Nascita di Basilisk
Simone Visconti nacque su Asura nel 2509. I suoi genitori lavoravano per uno dei più grandi conglomerati di estrazione mineraria che alimentava il boom economico del pianeta. La costante curiosità e l’attitudine intellettuale di Visconti si erano fatte vedere sin dalla giovane età, e le permisero di ottenere una borsa di studio per l’Università di Persei per la Ricerca Analitica e la Quantificazione (UPRAQ). Visconti trascorse poco più di un anno a studiare fisica presso la prestigiosa scuola prima di abbandonare improvvisamente ed andare a laurearsi presso la meno famosa Università di Tram.
Quando le chiedevano il motivo, Visconti rispondeva semplicemente “non faceva per me” – una frase che amici e colleghi erano abituati a sentire quando qualcosa non era di suo interesse. Tuttavia, i biografi scoprirono in seguito dai suoi compagni di classe alla UPRAQ che a metà semestre del secondo anno si era annoiata di studiare fisica e che desiderava cambiare corso studiando ingegneria. I funzionari della UPRAQ le negarono la richiesta e le imposero di attendere il semestre successivo per effettuare il cambio. Lei, invece, smise di frequentare le lezioni passando il suo tempo in libreria e divorando testi di ingegneria. Improvvisamente la sua borsa di studio fu a rischio, e il piano di far fallire tutte le sue lezioni divenne realtà. Ma piuttosto che tornare a frequentare un corso che non suscitava il suo interesse, Visconti semplicemente se ne andò.
Dopo aver portato a termine i suoi studi di ingegneria presso Tram, Visconti chiese del denaro in prestito ai suoi genitori ed affittò un piccolo laboratorio di ricerca dove potesse concentrarsi soltanto sul suo lavoro – tentare di creare pannelli fotovoltaici per lo scafo che potessero contemporaneamente proteggere ed alimentare le navi. Erano in molti a credere che fosse un’impresa impossibile, ma coloro che avevano avuto l’occasione di vedere alcuni tra i suoi primi lavori erano fiduciosi. Bernard Pak era una di queste persone. Amico di lunga data dei genitori di Visconti che era riuscito a far fortuna nel settore immobiliare, si offrì di finanziare la visione di Visconti migliorando le sue strutture ed assumendo personale, ottenendo così una partecipazione significativa nella società.
Mentre gli anni passavano e sembrava non esserci stato nessun passo avanti, Pak diventava sempre più impaziente. Alla fine, arrivò a minacciare di tagliare i fondi a Visconti fino a che non avesse visto progressi concreti. Sebbene non fosse riuscita a risolvere il mistero delle placche fotovoltaiche, la tecnica di produzione sperimentale sviluppata da Visconti durante gli anni di prove aveva altri vantaggi. Organizzò un volo di test per mostrare a Pak come le loro placche dello scafo disponessero di una resistenza maggiore ai danni rispetto a quelle degli altri produttori.
La Forza del Mercato
Pak insistette perché Visconti immettesse le placche nel mercato, vedendolo come un modo per assicurare che la sua ricerca potesse venire costantemente finanziata e per permettergli di avere un ritorno del suo investimento. Pak versò altri crediti per la creazione di uno stabilimento di produzione, e poco dopo i primi pezzi di armatura Basilisk per astronavi uscirono da una linea di montaggio di Tram. L’azienda mirava intelligentemente ai consorzi di estrazione mineraria e le operazioni industriali locali promuovendo l’eccellente resistenza del loro prodotto. Non passò molto tempo prima che la domanda superasse l’offerta. Il boom economico di Asura (dove si trovavano numerosi operai qualificati) e l’abilità di Pak nel settore immobiliare permisero una rapida espansione delle operazioni.
Nel frattempo, le tensioni tra l’UPE e l’Impero Xi’an continuavano ad aumentare. Qualche anno prima, nel 2530, l’Umanità si era imbattuta per la prima volta sulla specie aliena nel Sistema Pallas. Dopo i primi incidenti diplomatici la sfiducia tra le due fazioni era altissima. Di fronte ad una possibile minaccia aliena, modernizzare l’esercito era divenuta la missione primaria dell’Alto-Generale Volder. Nel momento in cui gli stabilimenti di Basilisk avevano iniziato a funzionare, l’UPE aveva significativamente aumentato il budget militare. Il tempismo non poteva essere dei migliori. Cavalcando l’onda della loro ritrovata reputazione e sfruttando il fatto che le aziende concorrenti non avevano avuto il tempo per studiare le loro lastre, Basilisk firmò un contratto governativo come fornitore di armature per lo scafo delle ultimissime navi ammiraglie di classe-distruttore.
Nel 2541, il timore dell’UPE nei confronti di una guerra aliena si avverò, sebbene i nemici si rivelarono essere i Tevarin e non gli Xi’an. Con un budget militare ormai alle stelle, Basilisk fu uno dei maggiori beneficiari. Fin da subito i lucrosi contratti governativi divennero il pane quotidiano dell’azienda, al tempo stesso rendendo quasi impossibile mettere le mani su una delle loro armature per chiunque nel settore privato, che di contro non faceva che rafforzare la loro reputazione agli occhi della gente.
Nell’industria della difesa, Basilisk era invidiata da tutti. Eppure, nei decenni successivi, Visconti iniziò a sentirsi a disagio per via dei crescenti legami dell’azienda con il regime di Ivar Messer. Ella portò al consiglio di amministrazione le sue contrarietà, solo per vedere il budget dedicato alle sue ricerche dimezzato. Entrò infuriata nell’ufficio di Pak e minacciò il licenziamento se il problema non fosse stato risolto. Pak però sosteneva che il taglio era dovuto al fatto che non era riuscita a produrre ulteriori progressi. Si presume anche che gli disse che se non fosse riuscita a convivere con i tagli allora forse Basilisk “non faceva più per lei.”
Visconti vendette la sua quota nella compagnia ed utilizzò i crediti per finanziare la sua ricerca. Tra i suoi numerosi perseguimenti tornò infine a quello che le era continuamente sfuggito: le placche fotovoltaiche. Purtroppo, non riuscì mai a raggiungere l’agognato traguardo.
Dopo Visconti
Quando Pak si ritirò nel 2586 fu Francis Kelting, ex consigliere di Messer, a prendere il controllo di Basilisk. Firmò numerosi contratti governativi che includevano opzioni ed estensioni che per molti decenni a venire consolidarono i legami tra la compagnia ed il dispotico regime. Qualsiasi membro del consiglio di amministrazione che si opponeva alle decisioni di Kelting veniva immediatamente licenziato o (in un caso scioccante) condannato per corruzione ed appropriazione indebita con accuse chiaramente inventate.
Kelting mantenne le redini del potere di Basilisk con pugno di ferro fino al 2673, quando subì un catastrofico attacco di cuore durante una riunione del consiglio particolarmente intensa. La leggenda vuole che un membro del consiglio disse scherzando, “immagino che la riunione sia rinviata,” prese le sue carte e se ne andò senza offrire alcun aiuto all’uomo che molti avevano imparato a disprezzare. I dirigenti di Basilisk passarono i decenni successivi cercando di annullare, senza subire ritorsioni, il nodo gordiano che li connetteva al regime Messer. E poi, ancora una volta, le maree della storia intervennero a loro favore.
Nel tardo 28° secolo, i conglomerati di estrazione mineraria stavano abbandonando in massa il Sistema Ferron a causa dell’esaurimento di risorse su Asura. Basilisk seguì l’esempio, sostenendo che il tasso di criminalità era talmente elevato da non rendere possibile certificare per la sicurezza dei suoi impiegati. La compagnia trasferì la propria sede principale e la linea di produzione primaria su Castra. Documenti interni dicono che i membri del consiglio, desiderosi di dissociarsi quanto prima dalla dilagante corruzione del Regime Messer, programmarono la mossa per fare in modo che le loro linee di produzione non si fossero dimostrate funzionali nel momento di dover rinnovare i contratti governativi. Dichiarando una mancanza di capacità produttiva, Basilisk si liberò di più della metà dei contratti che si credeva dovessero, obbligatoriamente, firmare.
L’azienda inoltre sfruttò lo spostamento su Castra per cambiare il proprio modello di business indirizzandolo al settore privato. Il mercato era invaso da prodotti di qualità simile, ma pochi disponevano della reputazione di Basilisk. Sebbene non potessero evitare di essere associati ai Messer, alcuni ex soldati confermavano la qualità del marchio e le loro prime vendite in questo nuovo mercato furono incoraggianti.
In seguito al tanto desiderato crollo del regime Messer, lo UEE apportò cambiamenti radicali al budget militare che ridisegnò per sempre il panorama dei contratti governativi. Basilisk si trovò così costretta a sottomettere i concorrenti per mantenere i suoi contratti, riconquistando il suo posto nel mercato industriale. Mentre i margini di profitto si riducevano, l’azienda fu obbligata ad istituire misure per la riduzione dei costi.
Ad oggi, gli articoli destinati all’esercito UEE vengono prodotti presso stabilimenti diversi utilizzando materiali più economici rispetto alle loro controparti del settore privato. Tra le accuse di qualità inferiore, Basilisk insiste nel dire che tutti i loro prodotti rispondono perfettamente ai rigidi standard militari. Si dice che i piloti in Marina scherzino spesso dicendo che se le loro navi dovessero mai equipaggiare un’armatura Basilisk, allora è meglio che sia stata acquistata nel loro sito pubblico.
Tuttavia, nonostante le diatribe sulla qualità, Basilisk resta un eminente produttore nell’industria della difesa, uno che ha resistito a secoli turbolenti grazie ad un prodotto rivoluzionario reso possibile soltanto grazie alla dedizione ai dettagli di Simone Visconti.
Articolo originale disponibile presso Roberts Space Industries.